Jack Torrance (Nicholson), per trovare il giusto isolamento che gli permetterà di scrivere il suo romanzo, accetta l'incarico di custode invernale di un enorme albergo tra le montagne. Lo seguono la moglie e il figlioletto Danny. Quest'ultimo possiede poteri paranormali che gli permettono di vedere nel passato e nel futuro. In questo film cupo, claustrofobico, Kubrick prende di petto il genere horror ("Shining" è tratto da un romanzo di Stephen King), per piegarlo al proprio genio. Film fatto di segnali ambigui, dove l'orrore è tanto più profondo quanto meno interpretabile (realtà, allucinazione?), "Shining" si muove tra favola e racconto gotico, con momenti memorabili: le chiacchierate tra Torrance e il fantasma del barista, Danny che si aggira nei corridoi sulla sua automobilina e l'inseguimento finale nel labirinto innevato.
Il film si compone di varie unità narrative temporalmente distinte ciascuna individuata da un titolo (Il colloquio, Chiusura invernale, Un mese dopo, Martedì, Sabato, Lunedì, ore 16); il tempo narrativo non procede in modo lineare e continuo e la lunghezza delle unità non si mantiene costante ma piuttosto si accorcia progressivamente creando un effetto di vertigine, di inesorabile procedere verso la soluzione finale.
La rappresentazione dello spazio in Shining è di particolare interesse: ogniqualvolta l'azione si svolge internamente all'hotel, lo spazio è labirintico, prospetticamente concluso, definito da precisi limiti geometrici, mentre nelle rare riprese in esterni gli unici confini sono quelli dell'orizzonte e delle vicine montagne. In entrambi gli ambienti l'uomo si perde, diventa cosa piccola e insignificante a confronto con la maestosità del paesaggio o con l'imponenza dell'albergo, ed è come dominato, soggiogato dallo spazio. Questo aspetto viene abilmente sottolineato da Kubrick mediante la ripresa dall'alto con veduta panoramica volta a rendere il carattere estremamente selvaggio dei luoghi che circondano l'albergo.
La simmetria, l'eco, il doppio, lo specchio ritornano continuamente nel film: per esempio la parola REDRUM che Danny scrive sulla porta in uno strato di trance significa al contempo MURDER, cioè "assassinio" scritto alla rovescia, e RE-DRUM cioè "rimbombo", suono ripetuto.
Per la pellicola, come consueto per Kubrick, vennero studiate ed impiegate delle notevoli innovazioni tecnologiche, a partire dalla macchina da presa: Kubrick usò per la prima volta la steadycam che permette movimenti veloci senza sobbalzi imprevisti. Per la maggior parte del film la macchina da presa segue gli spostamenti degli attori precedendoli o seguendoli a breve distanza accentuando il carattere labirintico degli ambienti chiusi e dei lunghi corridoi dell'albergo. Ogni volta che Kubrick intende creare un particolare stato di attesa o di suspence la macchina da presa si avvicina progressivamente e lentamente verso il soggetto che rimane fermo.
Una tecnica di montaggio molto particolare è quella utilizzata per rappresentare le visioni di Danny. In genere, dopo un primo piano di Danny, appare la visione vera e propria, che è realizzata interrompendo bruscamente un'immagine di fondo con un'altra che in genere è di fortissimo impatto emotivo.
Se facciamo eccezione per le poche scene che si svolgono in esterni, la maggior parte del film è girato in interni o di notte e quindi con luce artificiale al neon, fredda e impersonale. Ne deriva una continua sensazione di disagio, di claustrofobia, di nostalgia del sole. Oltre a ciò frequenti sono le scene in cui la luce illumina i soggetti o dal di sotto o da dietro, di volta in volta accentuando gli aspetti diabolici del volto di Jack Nicholson, o semplicemente accecando, disorientando lo spettatore.
Anche i colori hanno nel film un ruolo ben preciso; l'effetto prodotto è sempre quello di una sgradevolezza di fondo, di una sostanziale inaccoglienza dello spazio, che a volte si esprime con una sensazione di malessere e di inadeguatezza, altre volte, come nel caso dei bagni rossi, nell'impressione che l'ambiente sia come in grado di esercitare un pressante condizionamento psicologico sui suoi occupanti.