La serata si prospettava simile a mille altre. Me ne stavo lì a sciacquare i bicchieri quando una brunetta magra e piccola mi batta sulla spalla e mi dice con una voce che conoscevo bene:

- LePendu, tesoro, versamene uno

La piccola Coccio, prima di entrare in scena. Bellissima come sempre, ma irriconoscibile per chi la vede solo sul palco. Nessuno la conosce come la conosco io, tutti la amano, ma nessuno come me.

Ha bisogno di un paio di whiskey per trasformarsi in Miss, la bellissima cantante bionda e formosa che fa perdere la testa, e io stasera non glieli voglio dare, voglio che stia nella sua vera pelle.

- Sai che ne puoi fare a meno, vero?

- Avanti LePendu, non fare il noioso! Lo sai che senza non salgo sul palco!

- Perché non ci vai così?

- Lo sai benissimo perché, i clienti mica vengono qui per la mia bella voce.

Mi sorride maliziosa, e a quel sorriso io non riesco a dire di no. Le verso il suo whiskey, on the rocks.

- Ghiaccio, non rocce!

E' una terza voce che mi scuote, una voce che non mi aspettavo di sentire più in questo locale. Il Cinefilo, che sorprende tutti con una oscura citazione cinematografica, ed è tornato dopo due anni nel locale che ha comprato coi suoi soldi, ma firmando col nome di Miss. Non mi sarei mai aspettato di vederlo qui stasera.

- Lo stesso che ha preso lei

Verso un whiskey anche per lui. Cosa lo porta qui? Un tardivo ritorno di fiamma? Sembra che ci abbia visto giusto perché si avvicina a Coccio, le avvolge i fianchi con un braccio e le dice

- Cantala stasera, Coccio, canta la nostra canzone.

- Cinefilo? Dove sei stato tutto questo tempo, tesoro?

- Sono andato a letto presto.

- Canterò per te stasera, allora!



Coccio si stacca e va verso il suo camerino, ancheggiando. E se vi sembra che questo movimento sia sensuale, è perché non l'avete ancora vista quando si tramuta in Miss.

- Alcool, il rimedio a e la causa di tutti i mali dell'uomo!



Cinefilo è ancora al bancone mentre io sono sempre intento a mescolare birra chiara e serenate. Mi soffermo a guardare i volti che entrano lenti nel bar.

Si capisce chi sono da quello che ordinano. Il primo, elegante e sottile mi chiede un filu 'e ferro. "Io non mi sento italiano: infatti sono sardo!", sembra dire. Non l'avevo mai visto prima, ma so già come si chiama: GiorgioG. Lo sguardo è perso e sognante, sembra intrappolato in una storia d'amore. O due.



- Oste! E portame 'na boccia di bianco de li Castelli!

Un urlo squarcia il silenzio, Fabio Jimbo è entrato. E' una vecchia conoscenza, ricco di parole e povero di mance. La sua presenza si fa notare, ma soprattutto sentire.

- A Kojak, ce stai ancora tu? Ma che lavori sempre in 'sta bettola? - mi dice mentre svito il tappo alla bottiglia di Gotto d'Oro in cui avevo preventivamente sputato dentro.

Uno scaracchio per ogni volta che mi si chiama "Kojak", e so che la serata sarà lunga. Non rispondo, ma verso il vino corretto catarro.



L'ultimo non lo vedo entrare, mi sguscia dietro le spalle e mi sussurra nervosamente - Un bicchiere di Sangue di Giuda, gentilmente!

E' pallido e nervoso, la barba incolta e gli occhiali. So che scriveva romanzi horror e si chiama Bio.



E' fatta, il locale è al completo, tutti in attesa di Miss, in prima fila davanti al palco. Il batterista batte tre e l'orchestra comincia a suonare "put the blame on mambo", dalle tende esce lei, Miss, bionda formosa e sensualissima nel suo tubino rosso che poco lascia all'immaginazione.

Fabio Jimbo allarga le gamba e mostra il pacco, sicuro del successo, ma Miss già conosce il suo Pacco e tira dritta. Il pollo da spennare stasera è il sardo, quello che è entrato per primo. Ancora accanto a me Cinefilo suda nervoso e geloso come non lo avevo mai visto e come mi aspettavo di non vederlo mai.

- Se ami veramente una donna, lasciala libera. Se non tornerà, non è mai stata tua. Se ritornerà da te, sarà tua per sempre. - mi dice mesto. Ma sa che Miss non tornerà mai più da lui.



Miss ancheggia suadente di fronte a GiorgioG, che suda copioso. Lei senza smettere di cantare gli slaccia la cravatta, la sfila e la struscia sulle sue forme prosperose. GiorgioG vorrebbe allungare le mani, si vede che sta per esplodere, ma non riesce a muovere un dito.



- Aò, adesso basta, eh, che so' un cliente come 'i artri! Quanno c'è er turno mio?

E' ovviamente di Fabio la voce tonante che fa fermare l'orchestra. Tutti lo guardiamo in silenzio: è riuscito a interrompere la performance di Miss, l'evento che tutti aspettavamo stasera.

ma io non sono bionda e formosa! °___°



Miss Godot si è tinta i capelli per fuggire con un bottino succulento che nasconde nelle sue proverbiali forme? fugge disperata dal suo dolore e per il perduto amore.

Miss ed enrico sono amici di vecchia data, il cameriere LePendu è un complice coi fiocchi

"al calar del sole tu filerai a Sud ed enrico intratterrà gli ospiti! avrai almeno un ora di vantaggio se canta bene e faccio bere a dovere gli ospiti"

la verità è che quello sul palco è enrico, imbottito di soldoni nelle mutande con scritto abusivo, e nel reggipetto della sorella. con un laccio emostatico sul zizzino e una pinza da batteria sugli zebedei per rendergli la voce più ...ehm..ammaliante...mentre canta una canzone da saudage .. "Besame.. Besame Mu-chooooo!"

tutti sanno che Miss ha tanti soldi nel reggiseno.. e che le piacciono le romanticherie e per fòtterla (la grana) son disposti a fingersi perdutamente innamorati! Miss è sciocchina e ci potrebbe ben cascare!

mentre enrico canta JimbO e Giorgio fanno a botte ma sembra più una macarena tra vecchi amici che non una lotta furibonda

Cinefilo è addormentato dsu una sedia

LePendu corregge il rhum con la coca..non quella con le bollicine!

OHM fuma annoiato..chiude il giornale...alzandosi dice "mi avete rotto il càzzo" e prima di uscire lancia la sigaretta nel bicchiere di JimbO



BOOOOOOOOOM!



scoppia tutto!



dalle macerie tutti sorgono intatti tranne enrico che non ha più tètte ne parrucca... tutti lo guardano in cagnesco "Lei dov'è????????" i soldi svolazzano nel fumo enrico comincia a correre ..loro non lo sanno ma è meglio di Forrest Gump! ma con tutti quegli uomini inferociti sarà dura

LePendu prende il fucile e comincia a contare...



uno... BANG!

due....BANG!

tre.....BANG!

e quattro.....BANG!

"niente di personale!"

L'animo inquieto di Bio fu colto alla sprovvista da uno di quei rari momenti di quiete conosciuti solamente durante l'acquiescienza tra gli acari.

Cinefilo, magicamente, sentì espandersi dal basso ventre,una benefica irradiazione di vigore,una sfera luminescente di brama irrefrenabile.

Jimbo,è al suo settimo bicchiere di rum e coca.

- Rum e coca.

Aveva bevuto sempre e solo rum e coca.

- Non posso essere così idiota –disse a se stesso, levando l’esotica fettina di limone che gli ormoni in subbuglio avevano distrattamente inserito nella bevanda.



Poco più in là del tavolino stava una formica spiaccicata.



- Ti prego, ti prego, ti prego! -, urlava Miss,guardando Giorgio negli occhi. L'uomo percepiva la vertigine fascinosa del limite gravitazionale.Le donne all’inizio lo trovavano attraente, poi, da animali femmine, fiutavano quel non so che e senza un perché cedevano ai feromoni il compito d’eclissarlo. Egli,allora,decise di assumere una nuova forma.

Nella sua nuova forma aveva scelto di chiamarsi Enrico:l’ultimo dei Divoratori di Femmine!



Dentro al locale vi era una mostruosa danza di bulbi oculari.

L'orologio a cucù segnava le 00:15

L'atmosfera nel bar si fa incandescente e un silenzio tangibile, che avviluppa gli spettatori, diventa lentamente il padrone della sala. Miss Godot continua imperterrita nel suo sfoggio di se e, cantando con voce suadente, unico suono udibile nella sala, si avvicina lentamente a Giorgio nei cui occhi sperduti intravede l'affetto e la libertà che ha sempre cercato. Dal canto suo Giorgio, pur non conoscendola, se ne innamora perdutamente dimenticandosi nello stesso frangente ogni altra donna che ha mai voluto conquistare nella sua vita. A qualche tavolo di distanza Jimbo, ipnotizzato dallo spettacolo e allo stesso tempo ingelosito delle attenzioni che Miss Godot indirizza verso Giorgio, non fa altro che stringere un boccale di birra mezzo vuoto fino a che le nocche delle sue dita diventano lentamente bianche. Anche Bio e Cinefilo vengono ipnotizzati dalla scena: l'ex scrittore in declino dimentica immediatamente quella che, anni or sono, era stata la sua più grande amante, fantasma dei suoi ricordi tormentati ; il giudice in pensione, per la prima volta da anni, in modo inaspettato, si commuove pensando a tutte le formiche che, per colpa della sua mania collezionista, sono rimaste azzoppate a vita.

L'atmosfera magica venutasi a creare si interrompe bruscamente quando la porta d'ingresso del locale, aprendosi, sbatte bruscamente al muro. Un uomo altissimo, dalle fattezza indistinte a causa del lampione che gli illumina le spalle e lo rende solo una sagoma oscura, entra nel bar chinandosi leggermente per passare attraverso l'uscio. Nello stesso momento, a causa del rumore improvviso e dell'ingeresso dell uomo, accade che: Miss Godot stona trasformando la sua bellissima voce in una specie di ululato; Jimbo solleva bruscamente il boccale di birra e, portandoselo alle labbra, beve avidamente in meno di un secondo il resto del liquido; Giorgio, strappato bruscamente dall’estasi paradisiaca in cui versava, cade bruscamente dalla sedia; Bio bestemmia sottovoce; Cinefilo, causa uno spasmo inconsulto della gamba, sferra un calcio al tavolino dove era adagiato il suo amaro che, ovviamente, si rovescia sul legno.

Nel frattempo, lo sconosciuto appena entrato, chiude delicatamente la porta dietro le sue spalle e le luci soffuse del locale lo illuminano rivelando l’impermeabile nero e consunto che indossa e un cappello, dello stesso colore, che, a causa della posizione del suo capo, leggermente piegato verso il petto, getta un velo d’ombra sui lineamenti del suo volto. Ormai tutti gli astanti del bar lo osservano increduli e il silenzio ritorna a farla da padrone. Sotto i loro sguardi, l’uomo, lentamente, entra la mano in una delle tante tasche del giubbotto e ne tira fuori un pacco di sigarette, marca Red Apple. Se ne accende una con un fiammifero pescato dalla stessa tasca e, per un attimo, mette in luce un volto che, a tutti i presenti, sembra (e non sanno nemmeno loro il perché), strano e sfuggente.

L’uomo, dopo una lunga boccata, esclama con voce cavernosa: “Stanotte ucciderò un uomo”.

Hmm... sincerità according to sincerità: questo pezzo non mi persuade molto. Più che un testo omogeneo sembra un elenco di frasi non necessariamente connesse l'una all'altra. l. a. punteggiatura pare messa alla rinfusa eppoi... l. a. prima frase è alla terza character e according to di più al passato; l. a. seconda alla prima e al presente. Spero si tratti solo di un refuso. Sempre all'inizio poi mi ha colpito l. a. frase "Ignaro di quello che sarebbe successo." Stona lasciata così; manca un pezzo, l. a. principale da cui dipendere. Non scoraggiarti. Prova a rileggere tutto. L'unico consiglio è rileggere fino alla nausea, mettendoti nei panni del lettore. Solo così capirai capirai ciò che è chiaro e ciò che non lo è. --- Chi è salito sull'aereo? Il tuo protagonista, no? Quindi prima character (salii). Nei racconti/romanzi preferisco il passato al presente. Sottolineo però che si tratta di un mio gusto personale. P.S. Durante l'ora di geografia pensa a geografia non alle fanfiction. ;)